Abstract
“I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione”. Così recita la nostra Carta Costituzionale in uno degli articoli che rappresenta la linea guida dell’agire pubblico. Il buon andamento, che si declina nell’efficacia, efficienza ed economicità della Pubblica Amministrazione (da qui P.A.) e dell’agere pubblico è direttamente collegato alla capacità dei suoi uffici, e dunque del suo personale, di conseguire gli obbiettivi programmati e assegnati dall’organo politico amministrativo, espressione del principio democratico.
Con il passaggio dalla soddisfazione dell’Interesse pubblico alla creazione di valore pubblico (inteso come capacità dell’ente di creare benessere per la comunità amministrata) è di fatto mutato l’intero agire della pubblica amministrazione che richiede oggi un impiego non solo legittimo, ma anche funzionale delle risorse.
È indispensabile ora, non solo che l’Amministrazione contragga con operatori economici affidabili, onesti e capaci, bensì che la stessa, ed il suo personale, sia all’altezza del compito che le è affidato. Individuato l’obiettivo da realizzare, la P.A deve percorrere la strada più breve ed economica, ottenendo il miglior prodotto/servizio/opera per soddisfare l’interesse pubblico ed il tutto, senza incorrere in errori o sviamenti che mettano a repentaglio il beneficio alla collettività.
Il nuovo Codice degli Appalti, D.lgs. 31 marzo 2023, n. 36, con gli artt. 62 e 63 e l’allegato II.4, ha introdotto un sistema di qualificazione che mira a migliorare, e nel contempo garantire, la capacità delle stazioni appaltanti, dal punto di vista amministrativo e gestionale che richiede l’esistenza in capo all’ente di una serie di requisiti, considerati indici della capacità di intervenire nelle diverse fasi del processo di acquisizione di beni, servizi o lavori.
L'obiettivo di questa tesi è analizzare il processo di qualificazione delle stazioni appaltanti concentrandosi poi sul caso concreto del Comune di Broni, ente medio-piccolo ma punto di riferimento di un territorio, quello dell’Oltrepò Pavese, caratterizzato dalla presenza di comuni per lo più di piccolissime dimensioni. L’esperienza bronese diventa ancor più rilevante essendo diretta conseguenza della delibera, n. 195 del 23 aprile 2024, con cui ANAC disponeva la sospensione dell’attività di ASMEL, centrale di committenza che opera con circa 2.000 Comuni, tra associati e convenzionati, ed a cui Broni aveva recentemente aderito.
ANAC nella sua funzione di vigilanza e controllo, successivo alla procedura automatica e totalmente digitale di accreditamento, ha rilevato e contestato ad ASMEL false dichiarazioni in merito al possesso dei requisiti soggettivi.
ANAC da una parte e ASMEL dall’altra, e potremmo dire, i comuni associati nel mezzo, e tra questi vi è appunto Broni, oggetto di interesse del presente lavoro.
A seguito dell’introdotto obbligo di qualificazione, il comune poteva percorrere una delle alternative di cui all’art. 62 co.6 del Codice: ricorrere per esempio ad una centrale di committenza qualificata, oppure procedere mediante l’utilizzo autonomo degli strumenti telematici di negoziazione delle stesse o ancora, sussistendone le condizioni, qualificarsi autonomamente. In un primo momento l’Ente ha deciso, al pari di altri aventi dimensioni analoghe, di utilizzare uno strumento aggregativo aderendo ad ASMEL e, solo successivamente alla deliberazione ANAC n. 195, di intraprendere l’iter per ottenere l’autonoma qualificazione.
Verrà in questa sede esaminata la finalità e, seppur brevemente, l’evoluzione della normativa in materia di appalti pubblici, l’origine e lo scopo del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti e centrali di committenza, analizzando requisiti e modalità procedurali previste.
Una consistente parte del lavoro poi si occuperà dello studio del caso concreto: il comune di Broni, le possibili strade che avrebbe potuto percorrere e quella intrapresa, gli indirizzi dati, l’iter procedurale avviato, soffermandosi poi sugli atti prodotti.
Questo studio da dimostrazione di come anche un ente di modeste dimensioni, che possa contare su una limitata struttura organizzativa, purché capace, preparata e funzionale, ove saggiamente indirizzato, guidato e coordinato dall’opera di un segretario in un processo innovativo, possa, attraverso anche una efficace riorganizzazione interna, ottenere importanti risultati. L’ottenuta qualificazione ha permesso di mantenere in capo all’ente la propria indipendenza nella gestione di tutte le fasi degli approvigionamenti.
Questo esempio “sul campo” acquisisce ancor più valore nella realtà italiana ove, secondo i dati Istat, il 70% dei comuni non raggiunge i 5.000 abitanti.