Studio Dott. Pietro Alberto Grazzi

Dottore commercialista | Revisore legale Consulente tecnico del giudice | Curatore fallimentare

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Martedì 28 giugno 2022

Antiriciclaggio: il rapporto 2021 UIF

a cura di: Studio Valter Franco
Antiriciclaggio: il rapporto 2021 UIF

L' Unità di Informazione Finanziaria ha presentato il 24 giugno 2022 il rapporto annuale 2022,  composto da 134 pagine, del quale esponiamo un sintetico estratto.

Nel 2021 le segnalazioni di operazioni sospette ricevute sono state 139.524, un valore superiore di oltre 10 volte rispetto a quello registrato nel primo anno di attività della UIF. Nonostante il notevole incremento, il rapporto con le segnalazioni analizzate e disseminate si è mantenuto sostanzialmente stabile rispetto agli anni precedenti, grazie ad un'attenta gestione dei processi di lavoro.

Il protrarsi della pandemia ha avuto un impatto non trascurabile sulla collaborazione attiva e sull'attività di analisi, da cui sono emerse quali tipologie operative più ricorrenti l'abuso dei finanziamenti garantiti dallo Stato e le condotte fraudolente attuate nell'ambito dalle cessioni dei crediti di imposta, anche per quelli istituiti per fronteggiare l'emergenza sanitaria.

Dal 2020 la pandemia ha esposto i sistemi economici e sociali a uno shock negativo pesante e inatteso, rendendo gli operatori più fragili ed esposti alle infiltrazioni di organizzazioni criminali aggressive e pervasive. Oggi vanno scongiurati i rischi che i fondi e le garanzie pubbliche messi a disposizione per fronteggiare la crisi possano essere intercettati dalla criminalità. L'azione di prevenzione della UIF deve farsi ancora più attenta e decisa. Anche nelle fasi più acute della pandemia, che hanno richiesto un generalizzato ricorso al lavoro a distanza, l'attività della UIF non ha rallentato. Il cambiamento organizzativo imposto dall'emergenza sanitaria è stato anzi un'occasione per accelerare processi e metodi di lavoro che erano già stati avviati presso l'Unità e che hanno consentito ulteriori aumenti di produttività e una migliore conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro degli addetti.

Il protrarsi dell'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha comportato, anche per il 2021, un rilevante impatto sulla collaborazione attiva, che si è tradotto nell'inoltro all'Unità di numerose segnalazioni di operazioni sospette relative a contesti di rischio connessi alla pandemia. Complessivamente, sono state analizzate e trasmesse agli Organi investigativi 5.365 segnalazioni della specie, contro le 2.197 dell'anno precedente. Il notevole incremento (oltre il 140%), da un lato sconta la sostanziale assenza di effetti della pandemia nei primi mesi del 2020, dall'altro è sintomatico di una progressiva presa di coscienza, da parte dei soggetti obbligati, dei rischi che le condotte illecite associabili al contesto emergenziale andavano ponendo per l'integrità del sistema economico e della conseguente necessità di contrastarle in modo efficace sul piano preventivo. Un richiamo in tal senso è contenuto nella Comunicazione UIF del 16 aprile 2020.

Nel 2021 le segnalazioni riguardanti l'anomala cessione di crediti di imposta sono state 459, il 62,3% delle quali pervenute nell'ultimo trimestre dell'anno. La maggior parte di esse sono state inoltrate da intermediari bancari, con una distribuzione fortemente concentrata su un solo istituto della categoria (63,0%), mentre il valore complessivo dell'operatività sospetta associabile ai contesti della specie supera ampiamente il miliardo di euro. Nel 21,4% dei casi, l'operatività segnalata è posta in essere nell'ambito di contesti potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata. Il feedback investigativo è risultato positivo nel 66,2% dei casi.

Fra le principali regioni per numero di SOS, quelle che hanno registrato i maggiori incrementi sono la Lombardia (+29,6%), seguita da Lazio (+20,3%), Piemonte (+29,6%), Veneto (+22,4%), Emilia-Romagna (+22,5%) e Toscana (+22,6%). Seppur più limitati in valore assoluto, si rilevano aumenti percentuali degni di nota da parte di Abruzzo (+28,6%), Trentino-Alto Adige (+27,2%) e Umbria (+24,3%). Milano, Prato, Roma e Napoli si confermano come le principali province di localizzazione delle segnalazioni per 100.000 abitanti, così come stabile all'estremo opposto è la posizione delle province del Sud Sardegna, Nuoro e Oristano, con flussi segnaletici fra 50 e 90 unità per 100.000 abitanti.

Le segnalazioni pervenute nel 2021 hanno riguardato operazioni eseguite per un importo totale di 83,7 miliardi di euro a fronte degli 85,0 dell'anno precedente.

Nel 2021 l'attività di collaborazione della UIF con l'Autorità giudiziaria e gli Organi investigativi si è mantenuta intensa. Nel corso dell'anno sono pervenute 510 richieste (in diminuzione dell'8,6% in confronto con l'anno precedente), rispetto alle quali la UIF ha trasmesso 1.463 informative (+23,1%), dato quest'ultimo che comprende anche i seguiti alla prima risposta e che segna un notevole incremento rispetto allo scorso anno.

La UIF ha sviluppato i rapporti con le FIU europee ed extra-europee, specie con partner ritenuti di rilevanza strategica, per l'approfondimento, anche congiunto, di articolati casi di riciclaggio internazionale o di possibile finanziamento del terrorismo, anche a supporto di rilevanti indagini. Sono state sfruttate tutte le potenzialità della collaborazione, dagli scambi multilaterali alle funzionalità di incrocio anonimo di intere base dati, per favorire l'individuazione di possibili collegamenti cross-border tra attività criminali.

Il conflitto in Ucraina da febbraio 2022 ha richiesto un ulteriore impegno alla UIF, che ha partecipato all'attuazione delle iniziative e delle misure nei confronti di esponenti del regime russo, collaborando con le altre autorità competenti nel favorire l'efficace applicazione delle sanzioni finanziarie, nell'individuazione e nel congelamento dei beni riconducibili ai soggetti designati. La UIF ha anche contribuito all'efficace applicazione delle misure restrittive decise dalla comunità internazionale, fornendo indicazioni al settore privato. Inoltre l'Unità ha ampiamente utilizzato le basi dati disponibili per monitorare la sussistenza di fondi riconducibili a soggetti designati presso intermediari italiani, anche attraverso società e veicoli nazionali ed estere.

AUTORE:
Autore AteneoWeb: Dott.ssa Annalisa Forte

Dott.ssa Annalisa Forte

Dottore Commercialista
Studio Valter Franco

Nel 2015 ha conseguito la laurea magistrale in Economia aziendale, indirizzo professioni contabili presso l’Università degli Studi di Torino. Nel 2017 ha ottenuto l’abilitazione all’esercizio...

della professione di Dottore Commercialista ed è iscritta all’ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Cuneo.

Da alcuni anni collabora con lo Studio Franco di Fossano.

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    L’attribuzione del Trattamento di Fine Mandato (T.F.M.) quale compenso aggiuntivo da riconoscere agli amministratori di una società, presenta vantaggi importanti che si manifestano su due piani:

    - fiscale
    - gestionale/strategico.

    1. Vantaggi fiscali
    Il T.F.M. rappresenta un'importante leva di pianificazione fiscale per le società e un significativo beneficio per i suoi amministratori.
    Questo compenso, erogato al termine del rapporto di amministrazione, se correttamente strutturato, offre un duplice vantaggio fiscale: per l'azienda che lo accantona e per l'amministratore che lo percepisce.
    I benefici fiscali del T.F.M. si articolano principalmente in due ambiti:

    - la deducibilità del costo per competenza per la società, con conseguente riduzione dell'imponibile IRES ogni anno e
    - la tassazione separata per il percipiente.


    2. Vantaggi gestionali e strategici
    Tralasciando il caso – peraltro molto frequente nelle società di piccole dimensioni (cosiddette “familiari”) di attribuzione del TFM per aspetti principalmente fiscali, è utile considerare il TFM un potente strumento di gestione aziendale perché favorisce questi importanti fattori:

      • fidelizzazione e incentivazione: il TFM agisce come un incentivo a lungo termine. Sapendo di avere una somma importante che matura nel tempo, l'amministratore è più propenso a rimanere legato alla società e a lavorare per il suo successo duraturo. È un modo per premiare la lealtà e la permanenza.
      • attrazione di talenti: in fase di assunzione di un manager di alto profilo, offrire un pacchetto retributivo che include anche il TFM rende la posizione più attraente e competitiva rispetto a società che offrono solo un compenso fisso.
      • pianificazione finanziaria: accantonare il costo anno per anno permette una gestione finanziaria più ordinata e prudente. La società non si troverà a dover affrontare un esborso improvviso e imprevisto alla fine del mandato, poiché il costo è stato spalmato contabilmente su più esercizi, dando una rappresentazione più fedele della situazione patrimoniale.

    In conclusione, per la società il TFM non è semplicemente un costo aggiuntivo, ma un investimento strategico che, se correttamente pianificato, genera un importante risparmio fiscale immediato e contribuisce a creare un rapporto più solido e duraturo con il proprio management.

    Questo lavoro affronta i principali aspetti civilistici e fiscali e indica il modo corretto di operare, per permettere l’imputazione della quota annua di costo societario per competenza ed evitare che lo strumento utilizzato porti a contestazioni o riprese fiscali da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

    Fa parte di questo strumento pratico operativo (tool) il verbale di assemblea dei soci.

    a cura di: Studio Meli S.t.p. S.r.l.
  • Atto dichiarativo di impresa familiare

    L'art. 230 bis del codice civile costituisce una norma di chiusura in quanto regola i rapporti che si vengono ad instaurare tra titolare dell'impresa e suoi collaboratori - parenti e affini - quando tra questi non sia stato configurato un diverso rapporto [quale prestazione di lavoro subordinato (art. 2094 del codice civile), società (art. 2251 del codice civile), associazione in partecipazione (art. 2549 del codice civile), o comunione di azienda (art. 177 del codice civile)].
     Ad ogni modo, quando il rapporto tra familiari risulta inquadrabile nell'ambito dell'impresa familiare, la norma prevede che qualora i collaboratori prestino la loro attività di lavoro in modo continuativo nella famiglia o nell'impresa familiare, gli stessi hanno diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e, in proporzione alla quantità e qualità del lavoro prestato, a partecipare:

    • agli utili dell'impresa familiare;
    • ai beni acquistati con essa e agli incrementi dell'azienda, anche in ordine all'avviamento.

    a cura di: Dott.ssa Cinzia De Stefanis
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