Da secoli, prima ancora che il denaro diventasse il principale mezzo di scambio, le persone commerciavano attraverso il baratto. Oggi, questa pratica non solo sopravvive ma prospera in una forma giuridicamente definita: il contratto di permuta.
Sebbene spesso associata agli immobili, la permuta è uno strumento estremamente flessibile e vantaggioso anche per lo scambio di beni mobili, da veicoli a strumenti tecnologici, da macchinari a opere d'arte.
Ma come funziona esattamente? Quali sono le regole e le tutele previste dalla legge italiana?
Cos'è la permuta? La definizione del Codice Civile
La permuta è il contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di cose, o di altri diritti, da un contraente all'altro. A definirla è l'articolo 1552 del Codice Civile.
In parole semplici, è un contratto in cui due parti, chiamate permutanti, si scambiano un bene con un altro bene, senza l'uso di denaro come corrispettivo principale.
La differenza fondamentale con la vendita (compravendita) è chiara:
Vendita: scambio di un bene (o diritto) contro un prezzo (denaro). Permuta: scambio di un bene (o diritto) contro un altro bene (o diritto).
L'oggetto della permuta: quali beni mobili si possono scambiare?
La flessibilità è uno dei grandi pregi della permuta. Si possono scambiare praticamente tutti i tipi di beni mobili, come ad esempio: veicoli: un'automobile per una moto; elettronica: uno smartphone per un tablet; macchinari e attrezzature professionali: un tornio per una fresatrice; strumenti musicali: una chitarra per una tastiera elettronica; opere d'arte, gioielli o oggetti da collezione.
Il "conguaglio": cosa succede se i beni non hanno lo stesso valore?
È raro che due beni destinati allo scambio abbiano esattamente lo stesso valore. La legge risolve questo problema attraverso il conguaglio in denaro.
Se il bene di Tizio vale euro 1.000 e quello di Caio vale euro 800, Caio può versare a Tizio una somma di euro 200 per pareggiare i conti. Questa somma aggiuntiva è il conguaglio.
La Corte di Cassazione, con orientamento costante (cfr. ex multis, Cass. civ., n. 15588/2007 e Cass. civ., n. 24709/2019), ha stabilito che per distinguere la permuta dalla compravendita non si deve usare un mero criterio matematico, ma occorre indagare la reale volontà delle parti. Il contratto è qualificabile come permuta solo se l'erogazione del conguaglio ha una funzione ancillare e secondaria rispetto allo scambio dei beni, che deve rimanere l'oggetto centrale del negozio. Se, invece, dall'assetto degli interessi emerge che la somma di denaro è l'elemento principale e lo scambio del bene ha un ruolo marginale, l'operazione deve essere riqualificata come compravendita. La prevalenza non è quindi solo economica, ma anche funzionale, basata sullo scopo del contratto.
Attenzione: il contratto rimane una permuta solo se il valore del bene scambiato è prevalente rispetto alla somma di denaro. Se il conguaglio fosse superiore o uguale al valore del bene, il contratto verrebbe riqualificato come una compravendita, con conseguenze fiscali e legali diverse.
Gli elementi essenziali di un contratto di permuta scritto
Anche se per beni di modico valore un accordo verbale può essere sufficiente, è fortemente consigliato redigere un contratto scritto (una scrittura privata) per qualsiasi scambio significativo. Questo per avere una prova chiara degli accordi e tutelarsi in caso di problemi.
Un buon contratto di permuta dovrebbe includere:
le parti: nome, cognome, data di nascita e codice fiscale dei due permutanti. l'oggetto del contratto: una descrizione dettagliata di entrambi i beni scambiati. per un veicolo, ad esempio, indicare marca, modello, targa, numero di telaio, chilometraggio e stato d'uso. più si è precisi, meno spazio si lascia a future contestazioni. il valore dei beni: dichiarare il valore economico che le parti attribuiscono a ciascun bene. Questo è fondamentale per stabilire l'eventuale conguaglio. il conguaglio: se previsto, specificarne l'importo esatto, la data e le modalità di pagamento (es. bonifico bancario, assegno). data e luogo della consegna: stabilire chiaramente quando e dove avverrà lo scambio materiale dei beni. garanzie: la legge (art. 1553 c.c.) estende alla permuta le norme sulla vendita. Questo significa che ogni permutante ha gli stessi obblighi e diritti di un venditore e di un compratore. Le garanzie principali sono: garanzia per evizione: ogni parte garantisce che il bene è di sua legittima proprietà e libero da diritti di terzi (es. non è pignorato o oggetto di un furto). garanzia per vizi: ogni parte garantisce che il bene non ha difetti nascosti che ne diminuiscano il valore o lo rendano inidoneo all'uso. Se un vizio emerge dopo lo scambio, la parte danneggiata può chiedere la risoluzione del contratto o una riduzione del valore. data e firma: il contratto deve essere datato e firmato da entrambi i permutanti.
Quali sono i vantaggi della permuta di beni mobili?
semplicità operativa: si conclude un solo affare invece di due (vendita del proprio bene e acquisto di un nuovo bene). efficienza economica: permette di ottenere un bene di cui si ha bisogno "finanziandolo" direttamente con un altro bene che non si usa più, ideale in situazioni di scarsa liquidità. vantaggi fiscali: per i privati che agiscono al di fuori di un'attività d'impresa, la permuta pura (senza conguaglio) di beni mobili generalmente non genera plusvalenze tassabili, semplificando gli aspetti fiscali rispetto a una vendita.
Considerazioni sulle norme fiscali, la prassi amministrativa e la giurisprudenza
Il trattamento fiscale della permuta varia drasticamente a seconda dei soggetti coinvolti. La prassi dell'Agenzia delle Entrate e la giurisprudenza tributaria hanno confermato e chiarito nel tempo l'applicazione delle norme.
a) La permuta tra privati (ai fini IRPEF)
Per una persona fisica che non agisce nell'ambito di un'attività d'impresa o professionale, la permuta di beni mobili di norma non genera reddito imponibile. L'assenza di una prassi specifica e consolidata per la permuta di beni mobili comuni (es. veicoli, elettronica) tra privati, di fatto, conferma l'interpretazione generale: tali operazioni non generano plusvalenze tassabili in quanto non rientrano nelle casistiche a carattere speculativo previste dall'art. 67 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).
b) La permuta tra soggetti IVA (imprese e professionisti)
Quando la permuta avviene tra due soggetti passivi IVA, la situazione è molto diversa. La prassi amministrativa è costante nel seguire il dettato normativo:
doppia operazione ai fini IVA: in base all'art. 11 del D.P.R. 633/72, la permuta viene considerata come due distinte cessioni di beni. Già la Risoluzione Ministeriale n. 501683 del 1975 chiariva che ciascun permutante è tenuto a fatturare all'altro il bene che cede1. base imponibile: secondo l'art. 13 del D.P.R. 633/72, la base imponibile di ciascuna operazione è costituita dal "valore normale" del bene ceduto. La prassi (es. Circolare n. 37/E del 2007) conferma che, in caso di conguaglio, la somma in denaro concorre a formare la base imponibile per il solo soggetto che la riceve, sommandosi al valore normale del bene che egli stesso cede. plusvalenze/minusvalenze: ai fini delle imposte dirette (IRES/IRPEF), la differenza tra il valore normale del bene ricevuto e il valore contabile del bene ceduto genera una plusvalenza tassabile o una minusvalenza deducibile per l'impresa, nel caso in cui i beni ceduti siano per l’impresa strumentali, mentre costituisce reddito nel caso in cui i beni sono normalmente oggetto dell’attività dell’impresa (beni merce).c) Imposta di Registro
In base al D.P.R. 131/1986 (Testo Unico dell'Imposta di Registro - TUR), i contratti di permuta di beni mobili redatti tramite scrittura privata non autenticata non sono soggetti a registrazione obbligatoria in termine fisso. La registrazione (e il pagamento della relativa imposta) è richiesta solo "in caso d'uso", ovvero quando il documento viene depositato presso una cancelleria giudiziaria o un'amministrazione pubblica.
Abbiamo pubblicato un documento che analizza il contratto di permuta di beni.
Parte centrale del documento è un modello dettagliato di contratto di permuta di beni mobili, ossia un accordo formale per scambiare due oggetti, assicurando che entrambe le parti siano tutelate legalmente e che lo scambio avvenga in modo equo.
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Note:
1. La Corte di Cassazione n. 17646/2016 ha ribadito che, in virtù dell'art. 11 del D.P.R. 633/72, le cessioni reciproche sono operazioni autonome e devono essere assoggettate ad imposta separatamente. Ciascuno dei due permutanti assume contemporaneamente la veste di cedente (per il bene che trasferisce) e di cessionario (per il bene che riceve), con l'obbligo di emettere fattura per il "valore normale" del bene ceduto, indipendentemente dalla fattura ricevuta dalla controparte.